Recensioni
La sensibilità di Oksana
Oksana Khachatryan ha avuto una buona base formativa nel suo Paese d’origine e, dopo aver frequentato qualche corso di pittura qui a Venezia, ha vissuto in maniera intensa molte tappe significative della sua crescita artistica nella nostra città. Fu proprio in occasione di una di queste sue tappe, una mostra collettiva a San Leonardo, che ho conosciuto Oksana pittrice e con Lei ebbi modo anche di scambiare opinioni sui lavori esposti, ma soprattutto sui temi trattati nelle sue opere e sul loro significato. Tuttavia l’aspetto più interessante, quello che mi ha maggiormente colpito, fu come riusciva a rappresentare il “figurativo” e più precisamente la sua interpretazione della pittura figurativa. Forse varrebbe la pena di aprire qui una parentesi sul significato di “Arte figurativa”, perché ci consentirebbe di capire meglio lo stile e l’opera di Oksana. Ma, ahimè, non vi è il tempo necessario.
Ebbene, la sua volontà di crescere, di maturare dà modo a Oksana di partecipare a numerose mostre collettive e vari concorsi a premio; dal Premio Burano, al Premio Nardi alla Giudecca, dai quali ottiene riconoscimenti, passando per Cavallino-Treporti, alla grande mostra allestita al Palazzo delle Prigioni a Venezia nel 2015, dal titolo: “Ritratti – Storie di quotidiana umanità”.
È proprio qui che esalta il “suo” figurativo, che mi permetto di definire “radicale”, se posso usare questa terminologia, molto realistico e crudo, in un certo senso, ma molto “plastico” nella esecuzione da poter essere percepito al tatto senza essere toccato, non solo ammirato.
Un “figurativo” prodotto con struggente realtà: dalle immagini del dolore, ai volti segnati dal tempo e dalla sofferenza, alle figure del disagio sociale e quelle delle emarginazioni, agli sguardi contrassegnati da mistici momenti, tutto con estrema veriticità. Insomma, tra tecnica e ispirazione, si potrebbe parlare quasi di “scultura” nella pittura.
Dopo quella parentesi importante e significativa, rimane in lei il desiderio di presentare, di mostrare un nuovo percorso artistico, una nuova esperienza del suo personalissimo modo di esprimere le sue sensazioni. Oksana pensa a qualcosa di più pregnante, qualcosa che le dia maggior vicinanza a ciò che le sta attorno, ecco allora che la sua scelta cade sui luoghi dell’estuario lagunare: le isole, come ricerca dello spazio e della luce, ma non solo. Per lei, così sono e così dovranno rimanere, è come un “grido” di allarme, il suo, un appello alla salvaguardia, tanta è la volontà di conservazione di quei posti, di preservarli dagli attacchi sconsiderati al nostro patrimonio.
Osserviamoli; non sono solo paesaggi statici, fine a sé stessi, ma piccoli “viaggi” letterari. Oksana ritrae il paesaggio come esperienza, come radicazione, come passione delle cose che si amano, ma al tempo stesso, come racconti di cose meravigliose. Meraviglia, come sentimento vivo e improvviso di intensa ammirazione. Il paesaggio meraviglioso come, appunto, ammirazione.
Questa mostra, a mio parere, rappresenta un omaggio al territorio, soprattutto un omaggio a Murano, un riconoscimento all’insegna dell’integrazione poetica che guida l’anima, con la stessa carica emotiva che guida la mente alla riflessione e alla disponibilità di saper osservare. Non sono solo modi di vedere ma saper guardare, saper leggere il paesaggio e tutto ciò che rappresenta, come un respiro profondo.
Le opere di Oksana Khachatryan sono delle “perle” cui molti vorrebbero custodire. Benvenuta quindi a “Palazzo Aperto”, benvenuta nella comunità che le è grata per la sua sensibilità e la sua capacità di trasmettere piacevoli emozioni.
Giorgio Tommasi
Murano, 22 aprile 2016
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Vi è un sentiero nei sottoboschi dell’infanzia che conduce là dove palpitano i ricordi, là dove si risveglia il dolore di non aver fatto tutto il possibile, forse, di non aver amato abbastanza, di non aver tenuto abbastanza stretta la felicità.
E’ un sentiero assolato ma sferzato da correnti d’aria, da lampi cupi, insidiosi, che minacciano ai fianchi e aggiungono ai rimpianti, ai piaceri passati o presenti, un fulgore di sole.
Piccole pennellate di luce che seguono i flussi della memoria, calme o battagliere, di colori aspri o soavemente pastello, rivendicative o pacificate, contrasti di simultaneità o dei complementari. Come un dipinto di Oksana, dove s’intrecciano dolce voluttà dell’impressionismo e minacce espressioniste. Un giardino dell’Eden, difeso da ieratici Cerberi, numi tutelari dagli sguardi annegati di tristezza, veglianti da un aldilà d’olio e di dolori.
Uno scontro di pittura con gli occhi velati di tenerezza. La sensuale generosità della pasta lenisce le ferite; un fremito di solare paradiso s’illumina dell’ala porpora di una farfalla; sotto la cenere dei ricordi cova il fuoco.
Pennellate infinite suscitano la culla della pittura: l’estrema soavità della tenerezza è un dolore sopito.
Veronique Magrini
Testo tradotto da Giulia Ciatara
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L’artista Oksana dipinge con rara passione, la sua è una visione nitida, la luce che illumina le sue figure definisce un contrasto di chiaro scuro forte a volte drammatico. La mente ripercorre quegli autori tardo rinascimentali e barocchi amati dall’autrice, oggetto di molti studi e copie.
La sua è una pittura figurativa riassumibile a due soggetti prevalenti: la figura umana e il paesaggio.
Nei dipinti figurativi predilige soggetti carichi di pathos: vecchi, bambini, madri in atteggiamenti affettuosi o stanti, comunque veri, soggetti umili ma fieri. Un umanità a volte dolente, silenziosa, sacrificata, ai margini della società, che l’artista indaga nelle sue riflessioni e ci rimanda come elementi capaci di scuotere le coscienze, toccare i cuori del suo pubblico.
Nella sua pittura il colore, tendenzialmente caldo, via via, nel tempo, si è sempre più semplificato, arrivando ad eliminare i contrasti timbrici per evidenziare il tono.
Tutt’altra scelta cromatica notiamo sui paesaggi. Nei paesaggi i colori prendono il sopravvento e le immagini sembrano più sciolte e ridenti.
E’ da questo contrasto, da questi apparenti diversi interessi, come due poli di attrazione che la pittura di Oksana prende vita. Probabilmente danno vita ad una personalità eclettica, inquieta, come i tempi che stiamo vivendo. E probabilmente da persona sensibile qual’è, riesce a cogliere la dicotomia e renderla palese facendoci vedere attraverso i suoi occhi tutta la bellezza possibile e tutta la bellezza che la vita a volte ci nega.
Prof. Maurizio Favaretto